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The Pleasure of Pain II - Marquis de Sade's Justine: La versione di Franco /1

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Pubblico, in questo post, la prima di due parti di una mia traduzione di una serie di dichiarazioni rilasciate dal regista Jesús Franco a proposito del suo film del 1968 Justine o le disavventure della virtù (Marquis de Sade: Justine), film di cui si è occupato un paio di giorni fa Lucius Etruscus, nel suo secondo guest post per questa parte di The Pleasure of Pain. Lucius, nel parlare del film, si è concentrato in particolare sul resoconto che ne fa il principale protagonista del suo post, il produttore Harry Alan Towers, alle cui parole ho pensato non fosse una cattiva idea accostare quelle del regista, così da avere un quadro più completo circa le fasi di progetto e realizzazione del film.
Ho diviso in due parti il totale delle dichiarazioni di Franco sia per snellire il post, che rischiava altrimenti di risultare troppo lungo, sia per lasciarmi un po' di spazio a disposizione per un breve commento finale. La pubblicazione della seconda parte è in programma, salvo imprevisti, per venerdì.

* * *

Marquis de Sade's Justine: La versione di Franco

Ad Harry [Alan Towers], Necronomicon* era piaciuto davvero molto e voleva fare con me un film di genere erotico. Così mi chiese: "Ti piacerebbe fare un film da de Sade?". Io gli risposi: "Sì, ma dipende tutto da cosa di de Sade. Se è Le centoventi giornate di Sodoma, allora no, perché quello non è un romanzo ma solo una lista di atrocità." E lui ribatté: "Justine". E subito mi consegnò una sceneggiatura che aveva scritto e che io lessi il giorno dopo. Mi sembrò molto buona, perché era davvero difficile, specie a quei tempi... dovevi andarci cauto, era come giocare con il fuoco... Harry aveva catturato alla perfezione lo spirito del romanzo.

Credo che Justine sia il film più costoso che io abbia mai realizzato. A occhio, non penso che sia costato più di un milione di dollari, almeno non molto di più, ma penso che per quei tempi fosse comunque parecchio. Costò molto a causa del numero enorme di costumi di scena, di set cinematografici, di cavalli, carrozze... di tante cose. Era un "big film", come si dice nel gergo dei produttori. Anche se in realtà non era un vero big film ma quello che all'epoca alla American International chiamavano un "fake big film". Ma questo lo sapevamo solo noi.

Allora, il governo spagnolo, sotto il regime di Franco, era politicamente... diciamolo, fascista! Completamente fascista! Per questo il potenziale co-produttore, Alcazar, il proprietario degli studi in cui stavamo girando, che era deliziato del cast che avevamo scritturato, dopo aver letto la sceneggiatura esclamò: "Non possiamo girare un film del genere in spagnolo. E' una follia".


Girammo in due edifici progettati dall'architetto Gaudì, e dovevamo stare molto attenti perché uno si trovava vicino a una scuola pubblica, con i bambini piccoli e tutto il resto. Così che avevamo per tutto il tempo una spia che ci diceva quando il terreno era libero e dovevamo interrompere le riprese durante l'ora della ricreazione! In generale, però, non incontrammo problemi, perché il film non era in spagnolo. In caso contrario ci avrebbero sbattuti tutti in galera. E potremmo ancora esserci.
Le riprese non durarono quattro mesi, che è la media per le grandi produzioni, ma girammo per sette settimane. Ma non per le sei ore canoniche, bensì per dieci-dodici ore al giorno. Avemmo a che fare con quasi cento diversi set cinematografici, una gran quantità di esterne, e con un cast.


Justine avrebbe dovuto essere interpretata da Rosemary Dexter, perché era lei l'ideale. Era con noi dall'inizio e aveva già provato le scene e tutto quanto, quando a un tratto il grande capo a Hollywood proclamò: "E' arrivata l'ora dei figli d'arte". E io: "Sarebbe a dire?". "Che sarà Romina Power l'attrice". E io: "Al diavolo! Non posso con Romina Power. Non ce la faccio a girare la storia di una ragazzina che viene coinvolta in certe cose, capisce quello che succede e comincia a piacerle, che diventa masochista e comincia a provare vero piacere nel frattempo che subisce un trattamento così atroce. Il massimo che posso fare è la storia di una povera bambinella sperduta nel bosco come Biancaneve". "Ottima idea!" mi risposero. "Procedi".


Ma io penso che se Rosemary Dexter avesse interpretato Justine, il film sarebbe riuscito molto meglio. Ma no, era arrivato il momento dei figli dei grandi attori. Lei [Romina] era, naturalmente, la figlia di Tyrone Power. Si presentò all'improvviso masticando chewing-gum e&nbspmi disse con la sua vocina: "Hello, Jessy!". Cazzo! Fu davvero difficile per me, perché aveva l'aria di una piovuta dal cielo che se ne va a zonzo nel bosco, e io mi sentivo come se stessi girando Bambi 2.

E così era arrivata Romina Power, accompagnata dalla sua mamma del cazzo e da una specie di fidanzato. Non so dire se era il fidanzato di tutte e due o solo della madre o solo della figlia, ma non ha importanza. Era un italiano, scattava fotografie ed era una testa di cazzo.

Quello a destra nell'immagine è, per chi non lo conoscesse, tio Jess in persona.

Era difficile girare con lei, non perché creasse problemi, ma perché era come un complemento d'arredo. Potevi prenderla, spostarla da qualche parte, e dirle: "Vieni qui; oppure: guarda in alto in quella direzione". Ci furono invece delle prove di recitazione eccezionali, come quella di Mercedes McCambridge nella scena in cui loro due sono insieme e lei deve picchiarla. E a ogni prova: "Pam! Pam!"... niente! Non potevamo salvare nulla perché lei [Romina] avrebbe dovuto reagire con molta forza all'esser picchiata così brutalmente. Così Mercedes Mc Cambridge mi chiese: "Dovrei forse provare a picchiarla sul serio?". E io le risposi: "Ma certo! Fai pure". Così cominciammo a girare e lei "Pam!", le dette un ceffone. C'ero proprio io in quel momento dietro la macchina da presa e catturai la sua reazione, che era la reazione di Romina Power che viene colpita da un'attrice e non di Justine, ma convenimmo che era comunque eccellente. Oggi la gente mi dice: "Ma è brava!". Sarà forse brava, ma allora dovrebbero tutti congratularsi con me e dirmi grazie, perché il più delle volte lei neanche sapeva che stavamo girando.
(1 - continua)

* Il film Necronomicon: Geträumte Sünden di Jesús Franco è conosciuto anche sotto altri titoli, il più noto dei quali è Succubus. In Italia è stato diffuso nel 1968 con il titolo Delirium.


* * *


Ho soltanto un paio di cosette da aggiungere qui, in questo ormai mio consueto spazio commento. La prima riguarda, per quello che può valere, il mio parziale dissenso dalla tesi di Jess Franco su Romina Power. E' senza dubbio vero, come dice lui, che il film con Rosemary Dexter sarebbe stato un'altra cosa, e mettiamo pure che sarebbe entrato nella rosa dei suoi migliori film, ma chissà se sarebbe entrato nel cuore dei fan allo stesso modo di questo, grazie anche alla presenza, sarei pronto a scommetterci, di Romina Power nella parte di Biancaneve nel paese di de Sade. Franco può dire quel che vuole, ma è indubbio che ogni volta che Romina appare nel film, indifferentemente nuda o vestita, accanto a una qualsiasi altra delle attrici che recitano con lei, che sia Mercedes McCambridge o Rosalba Neri o l'appariscente Maria Rohm, è lei, la disorientata e afflitta Romina, a rubare la scena.



La seconda cosa che ho da dire riguarda invece la questione "masochismo". Se Franco la racconta giusta, allora significa che la sceneggiatura originale di Harry Alan Towers, che prevedeva una graduale conversione di Justine ai piaceri della sofferenza, si distanziava dal testo originale di de Sade ancor più di quanto già non faccia il film nella versione definitiva. Di una simile idea non si rinviene infatti la minima traccia nelle pagine del Marchese.


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