
Quella volta che… in uno dei tanti controlli di frontiera in Messico un militare, dopo aver scoperto che ero italiano, si rivelò essere un fan di Diabolik.
Questa frase è comparsa la prima volta in questo blog all'interno del mio post di partecipazione a un vecchio meme, partito da un vecchio blog di nome Diegozilla, oggi rimosso, e subito rilanciato dal tuttora attivo (per nostra fortuna) Ariano Geta in questo suo post. Il meme, intitolato Quella volta che..., richiedeva, a chi aderiva, di postare una serie di aneddoti legati al proprio passato. Quello sopra citato è il nono dei sedici aneddoti personali da me rievocati.
All'epoca - parliamo del 1995 - era in corso la rivolta nel Chiapas e i posti di blocco, con relativi controlli, erano la regola in Messico, e mi aveva non poco stupito incontrare, in occasione di quel particolare controllo, un fan di Diabolik. Si trattava di un ufficiale dell'esercito, gentile e simpatico, come, per la verità, tutte le altre persone in divisa con cui ho avuto a che fare in quelle mie tre settimane trascorse a percorrere on the road una metà di quel paese.
Solo adesso, a un quarto di secolo di distanza, ho potuto collocare l'episodio nel giusto contesto. E mi è stato possibile grazie a una splendida iniziativa da edicola che ha inaugurato nel migliore dei modi il 2021 per noi appassionati del vecchio fumetto: Anastatika, ovvero la riproduzione dei primi 50 albi di Diabolik (corrispondenti ai primi tre anni di vita della testata) paro paro come usciti in edicola negli anni '60.
Ma quasi altrettanto importante del numero così fedelmente riprodotto (anzi, togliamo pure il quasi) è per me lo splendido fascicolo allegato che la collana presenta ad ogni uscita settimanale. Fascicolo che oltre a sviscerare tutto lo sviscerabile sul numero in esame, ricrea a meraviglia, attraverso cronache e fotografie resuscitate dagli archivi, le atmosfere di quegli anni lontani, restituendone un'eco precisa a chi come me le ha vissute in prima persona. Insomma, una vera goduria, oltre che, per quel che mi riguarda, un contributo inestimabile al mio percorso nell'Autobiobibliografia.
Ma torniamo adesso al tema principale del post, che non è quello di recensire la collana, bensì offrire una spiegazione all'aneddoto di vita da me rievocato in occasione di quel vecchio meme.
Bene, proprio sul fascicolo allegato al numero 1, a pagina 21, trovo un trafiletto di testo, accompagnato dall'immagine a lato, di cui vi propongo qui queste due parti:
"Nel mese di agosto del 1964 il numero 1, nella versione di Marchesi [perché esiste anche una versione Zarcone, che costituisce un avvincente capitolo a sé della vicenda: una specie di mistero giallo che trovate raccontato in questo post di Miki Moz], viene pubblicato in Messico dalla Editormex, segnando di fatto l'esordio di Diabolik al di là dei confini nazionali. Oltre a questa, non esistono edizioni ufficiali che traducano il numero uno." (...) "Secondo quanto riportato sulla rivista americana Son of Vanguard del 1966, dopo un sondaggio tra i lettori, Diabolik risultò essere in Messico uno dei pochi fumetti ad entusiasmare i lettori."
Mistero chiarito, quindi. Incontrare un fan di Diabolik in Messico, soprattutto, immagino, tra chi appartiene a una determinata generazione di lettori, non aveva e non ha nulla di insolito.