Nelle ultime settimane non ho fatto che pensare alla fine apocalittica del nostro evo. Ho la convinzione che tutto finirà, molto presto, forse addirittura in trenta, quarant’anni; arte, cultura, filosofia – tutto ciò andrà al diavolo. L’Europa non è in coma. Tutto quel che riguarda la nostra epoca (Kali Yuga), crollerà in modo apocalittico. L’Europa sta crepando – di stupidità, di tracotanza, di luciferismo, di confusione. Spero che la Romania non appartenga a questo continente che ha scoperto le scienze profane, la filosofia e l’eguaglianza sociale.
Mircea Eliade a Emil Cioran, 1935
Oggi torniamo per un momento a parlare di cose serie, seppur sempre collegate al nuovo corso del blog e senza l'approfondimento che l'argomento meriterebbe (magari lo affronterò a schegge, un pezzetto alla volta). Parliamo cioè di Yuga e di uno in particolare, il nostro, denominato Kali Yuga.
Nella cosmologia tradizionale indù gli Yuga sono le quattro età in cui si suddivide un Manvantara, che sono le ere dei successivi Manu e a loro volta le quattordici suddivisioni di un Kalpa, o ciclo maggiore, ossia "lo sviluppo totale di un mondo, vale a dire uno stato o grado dell'esistenza universale"*.
Questi quattro Yuga hanno un equivalente nel mondo greco-latino, costituito dalle quattro età dell'oro, dell'argento, del rame e del ferro, la cui progressione è, proprio come nel caso della tradizione indù, di tipo degenerativo, cioè di tipo opposto alla "fantasia di progresso" (per usare un linguaggio hillmaniano) che caratterizza la nostra cultura.
L'età del ferro, o Kali Yuga, è l'ultima età di questo Manvantara e molto lascia intuire che sia giunta ormai al suo stadio finale. Se uno Yuga è infatti caratterizzato, come nel caso di questo, da una serie di squilibri a cui è possibile far seguire dei "raddrizzamenti", si arriva comunque alla fine a un punto di non ritorno, in cui rimane come unica possibilità un rovesciamento cataclismatico che porti a "nuovi cieli e nuova terra". Niente in ogni caso a che vedere con l'età dell'Aquario e tutta la relativa chincaglieria New Age.
E' anche possibile calcolare la durata esatta di tutti questi cicli di manifestazione, ma il procedimento che vi conduce è piuttosto lungo e complesso, e non può trovare posto qui. Basti quindi dire che fase finale del Kali Yuga è dapprima caratterizzata da una progressiva ascesa del materialismo (Coagula) e poi a seguire, dopo che tale visione materialista ha raggiunto il suo massimo possibile (ogni massimo assoluto si trova al di là dei confini di ogni possibile manifestazione), una ancor più rapida spinta verso la dissoluzione (Solve) che caratterizza l'ultimissima fase del ciclo. E' in questa seconda fase che il tempo raggiunge la sua massima accelerazione, e gli avvenimenti si succedono a un ritmo vertiginoso, fino al suo annientamento finale.** Possiamo cioè dire, se ci atteniamo a questa antica concezione dell'esistenza, che se fino a pochi decenni fa l'umanità si trovava nei suoi tempi ultimi, adesso si trova nei suoi tempi ultimissimi.
Tempi ultimissimi che Emil Cioran, a differenza di Eliade, presentì nei termini di una lunghissima e penosa agonia, ma anche, con la sensibilità e l'acume che lo caratterizzava, ridicoli. Difficile tuttavia immaginare che arrivasse a pensarli così esageratamente ridicoli.
* René Guénon, Alcune considerazioni sulla dottrina dei cicli cosmici. In: Forme Tradizionali e Cicli Cosmici; Edizioni Mediterranee, 2001.
** Vedi: René Guénon, Il regno della quantità e i segni dei tempi; Adelphi 1982.
L'immagine di apertura del post è: David Stoupakis, Crimson Queen.