Parte II - Capitolo 2 /3
Forse le cose avevano cominciato a cambiare dalla sera in cui lei aveva assistito alla conferenza di Eva Luna? Era passato meno di un mese, ma gli eventi si erano talmente accavallati da allora che le sembrava trascorso tantissimo tempo. O forse il vero inizio era stato quando Alessandra aveva preso in affitto la stanza del suo appartamento? Si ricordò della conversazione che aveva avuto con suo padre appena il giorno prima e in particolare di quello che lui le aveva detto a proposito dei flashback della sua lontana esperienza con l’acido lisergico. A differenza di quel che accadeva di solito, le aveva spiegato, lui non ne aveva avuto nessuno fino a poco più di due anni prima, cioè di gran lunga fuori tempo massimo. Ma a poco più di due anni prima
risaliva anche il primo incontro tra lei e Alessandra, e poiché al centro dei flashback di suo padre c’era proprio la sua coinquilina, sebbene in una versione, per così dire, modificata, in Luisa riemersero di colpo tutti quei sospetti che gli eventi delle ultime ore l’avevano costretta a mettere da parte. Non aveva dubitato per un solo momento che fosse lei responsabile dell’uccisione del maresciallo, ma non era stata abbastanza sveglia da stabilire tutte le altre connessioni. In quel momento, ci avrebbe giurato, suo padre e Alessandra erano in fuga verso chissà dove e non escludeva che con loro vi fossero anche Giulia, Fabrizio e Eva Luna. Quel nome che lei aveva letto sul cellulare che lui aveva abbandonato forse di proposito, quel "Pohjola", forse non era altro che un nome in codice che usavano per comunicare tra loro. Naturalmente questo non spiegava l’essenziale della faccenda, ovvero come e perché lei avesse finito per ritrovarsi a vagare in una città diversa da quella in cui era nata e cresciuta, una Firenze dove luoghi e persone un tempo famigliari avevano acquistato all’improvviso, a cominciare proprio da suo padre, un’aura misteriosa e un po' perversa. E a proposito di perversioni, chissà se riuscendo a parlare con lo strano tipo, prima esibizionista e poi venditore di giornali, che la tormentava da alcune ore, non avrebbe avuto una parte delle risposte che cercava. Ma aveva anche la netta sensazione che non le sarebbe servito a nulla cercarlo e che l’unica cosa che poteva fare era sperare che si facesse vivo di nuovo e, soprattutto, che volesse - o potesse - parlare. Non era ancora sicura di poterlo considerare un amico, e forse sbagliava a fidarsi, ma l'idea che le ispirava era più quella di un innocuo burlone che di un potenziale maniaco assassino.
Accanto al "reportage" che la riguardava e la occupava quasi per intero, vi erano nella prima pagina una serie di trafiletti che rimandavano agli articoli interni, e uno in particolare attirò la sua attenzione: What really happened in Dunwich in the summer of 1985? recitava il suo titolo. Lesse con il fiato in gola le poche righe introduttive, che non chiarivano però un bel nulla, e andò alla pagina indicata ma solo per trovarsi davanti un miscuglio senza capo né coda di notizie di borsa, di sport e giochi di enigmistica. Non ci mise poi molto a capire che tutto l’interno del giornale era assemblato senza coerenza alcuna e presentava in realtà un’accozzaglia di articoli senza senso. Uno, per esempio, era dedicato al fenomeno degli IFO, acronimo per Identified Flying Objects. Nell’ultimo periodo, assicurava il giornalista, c’erano stati decine di avvistamenti nel Sud dell’Inghilterra e tutti i testimoni oculari concordavano sul fatto che, a differenza dei cugini UFO, gli IFO facevano un bel po’ di rumore al loro passaggio, erano piuttosto lenti e volavano in linea retta. Un altro articolo parlava della crisi depressiva di Picasso che lo aveva accompagnato lungo tutto il Periodo Blu e lo aveva portato a un solo passo dal Periodo Nero. Inoltre, come se non bastasse, le varie colonne di testo si interrompevano a metà, oppure parlavano di tutt’altro di quello che suggeriva il loro titolo. Strappò così con cura la prima pagina, la ripiegò e la mise nella borsetta, insieme alle buste e a quel poco che le era rimasto dei suoi beni materiali. Il resto del giornale, pensò, lo avrebbe lasciato sul tavolo del locale a disposizione di chiunque fosse in vena di scherzi di carnevale. Fu in quel momento, mentre già era in procito di alzarsi per andarsene, che le cadde l'occhio sul titolo dell'articolo di testa di quella che era stata fino a poco prima la terza pagina: Has the mystery of the Green Children been solved at last?
risaliva anche il primo incontro tra lei e Alessandra, e poiché al centro dei flashback di suo padre c’era proprio la sua coinquilina, sebbene in una versione, per così dire, modificata, in Luisa riemersero di colpo tutti quei sospetti che gli eventi delle ultime ore l’avevano costretta a mettere da parte. Non aveva dubitato per un solo momento che fosse lei responsabile dell’uccisione del maresciallo, ma non era stata abbastanza sveglia da stabilire tutte le altre connessioni. In quel momento, ci avrebbe giurato, suo padre e Alessandra erano in fuga verso chissà dove e non escludeva che con loro vi fossero anche Giulia, Fabrizio e Eva Luna. Quel nome che lei aveva letto sul cellulare che lui aveva abbandonato forse di proposito, quel "Pohjola", forse non era altro che un nome in codice che usavano per comunicare tra loro. Naturalmente questo non spiegava l’essenziale della faccenda, ovvero come e perché lei avesse finito per ritrovarsi a vagare in una città diversa da quella in cui era nata e cresciuta, una Firenze dove luoghi e persone un tempo famigliari avevano acquistato all’improvviso, a cominciare proprio da suo padre, un’aura misteriosa e un po' perversa. E a proposito di perversioni, chissà se riuscendo a parlare con lo strano tipo, prima esibizionista e poi venditore di giornali, che la tormentava da alcune ore, non avrebbe avuto una parte delle risposte che cercava. Ma aveva anche la netta sensazione che non le sarebbe servito a nulla cercarlo e che l’unica cosa che poteva fare era sperare che si facesse vivo di nuovo e, soprattutto, che volesse - o potesse - parlare. Non era ancora sicura di poterlo considerare un amico, e forse sbagliava a fidarsi, ma l'idea che le ispirava era più quella di un innocuo burlone che di un potenziale maniaco assassino.
Accanto al "reportage" che la riguardava e la occupava quasi per intero, vi erano nella prima pagina una serie di trafiletti che rimandavano agli articoli interni, e uno in particolare attirò la sua attenzione: What really happened in Dunwich in the summer of 1985? recitava il suo titolo. Lesse con il fiato in gola le poche righe introduttive, che non chiarivano però un bel nulla, e andò alla pagina indicata ma solo per trovarsi davanti un miscuglio senza capo né coda di notizie di borsa, di sport e giochi di enigmistica. Non ci mise poi molto a capire che tutto l’interno del giornale era assemblato senza coerenza alcuna e presentava in realtà un’accozzaglia di articoli senza senso. Uno, per esempio, era dedicato al fenomeno degli IFO, acronimo per Identified Flying Objects. Nell’ultimo periodo, assicurava il giornalista, c’erano stati decine di avvistamenti nel Sud dell’Inghilterra e tutti i testimoni oculari concordavano sul fatto che, a differenza dei cugini UFO, gli IFO facevano un bel po’ di rumore al loro passaggio, erano piuttosto lenti e volavano in linea retta. Un altro articolo parlava della crisi depressiva di Picasso che lo aveva accompagnato lungo tutto il Periodo Blu e lo aveva portato a un solo passo dal Periodo Nero. Inoltre, come se non bastasse, le varie colonne di testo si interrompevano a metà, oppure parlavano di tutt’altro di quello che suggeriva il loro titolo. Strappò così con cura la prima pagina, la ripiegò e la mise nella borsetta, insieme alle buste e a quel poco che le era rimasto dei suoi beni materiali. Il resto del giornale, pensò, lo avrebbe lasciato sul tavolo del locale a disposizione di chiunque fosse in vena di scherzi di carnevale. Fu in quel momento, mentre già era in procito di alzarsi per andarsene, che le cadde l'occhio sul titolo dell'articolo di testa di quella che era stata fino a poco prima la terza pagina: Has the mystery of the Green Children been solved at last?