Quantcast
Channel: Ivano Landi
Viewing all articles
Browse latest Browse all 597

Sette opere d'arte per sette poesie

$
0
0



Questo post odierno dovrebbe essere, se ho tenuto bene il conto, il mio terzo che trae ispirazione da uno di quei giochi di accostamento tra immagini e testo che stanno diventando un vero marchio di fabbrica del blog Il Manoscritto del Cavaliere (questo è il link al post d'ispirazione). Devo tuttavia ammettere che stavolta mi sono discostato ancor più del solito dal progetto originale di Cristina, che prevedeva di scegliere sette opere d'arte da utilizzare per le copertine di altrettanti romanzi. Il punto è che accostare testi e immagini è qualcosa che a me è sempre venuto naturale e in una vecchia cartella del mio computer, non aggiornata da almeno quattro anni, ho ritrovato una serie di poesie di grandi poeti che avevo scelto di conservare in una sorta di biblioteca ideale della poesia, corredandole di un'immagine ciascuna. Molti di questi esercizi di accostamento, una ventina in tutto, li avevo poi pubblicati, a suo tempo, su una delle mie pagine facebook. Le sette poesie che fanno seguito a questa breve introduzione non sono quindi altro che una ulteriore selezione di qualcosa che già in partenza era figlio di una selezione accurata, così che ognuno di questi componimenti - posso dirlo con assoluta tranquillità - esprime per me al meglio quella che è l'essenza dell'arte poetica. E chissà che non siano proprio le immagini, piuttosto che ancora altre parole, le più adatte a dire, o meglio a suggerire, qualcosa di più a proposito di questa essenza.
Si va dunque a cominciare...


1. Rubaiyyat (Stanze 29-31; 33-35) di Omar Khayyam (1048-1131)


Quando come falco spiccai il volo dal mio mondo
Di mistero, volando sempre più in alto,
Nessun saggio era ad accogliermi con la verità;
Così mi rilanciai per la stessa angusta porta.

Il cervello dell'uomo mai risolse l'eterno Perché
Né andò oltre il limite fissato al pensiero.
Ogni intelletto, sii certo, si rivela futile,
Quale che sia il modo di insegnare o di imparare.

Nell'agitazione sono venuto al mondo,
Nulla imparai dalla vita se non a stupirmene;
Con riluttanza ce ne andiamo, ancora ignari
Del perché al mondo siamo venuti, andati, esistiti.

Fosse stata mia la scelta, sarei venuto?
E cosa sarei potuto diventare?
Qual miglior sorte avrei potuto incontrare
Di non venire, divenire, o essere?

Dal Perigeo della Terra all'Apogeo di Saturno
Ho svelato tutti i misteri astrali:
Rompendo le barriere di inganno e falsità,
Saltando ogni ostacolo tranne il disegno del Fato.

Né tu né io possiamo imparare il segreto più ascoso:
Troppo difficile decifrare il codice eterno.
Dietro il Sipario di Dio di noi mormorano voci
Ma quando si aprirà, dove saremo noi due?

(Libreria Editrice Psiche, 1999. Trad. Amelita Jorio Stacy da: The Rubaiyyat of Omar Khayyam di Sayed Omar Ali-Shah)

Opera d'arte abbinata: Doors of the night di Vladimir Kush (1965-)



* * *


2. Sebbene sia notte di Juan de la Cruz (1542-1591)


Come conosco la fonte che sgorga e dilegua,
sebbene sia notte.

Questa eterna fonte sta nascosta
ma io ben ne conosco la dimora,
sebbene sia notte.

Non so se e dove abbia principio
ma so che ogni principio in lei zampilla,
sebbene sia notte.

So che esservi non può cosa più bella
e che i cieli e la terra bevon d'ella,
sebbene sia notte.

So che in essa fondo non si trova
e che a nessuno è dato di guardarla,
sebbene sia notte.

La sua chiarità mai non si oscura
e so che ogni luce in lei si accende,
sebbene sia notte.

So essere così forte la sua piena
che genti, cieli e inferni son suo letto,
sebbene sia notte.

La fiumana che nasce dalla fonte
ben so quanto è grande e onnipotente,
sebbene sia notte.

E quella che da queste due procede
so che all'una e all'altra non succede,
sebbene sia notte.

L'eterna sorgente sta nascosta
in questo pane vivente che dà vita,
sebbene sia notte.

Qui sta chiamando le creature
e al buio di quest'acqua van bevendo,
perché è notte.

Questa viva sorgente di cui ardo
nel pane di vita io la contemplo,
sebbene sia notte.

(Da: Poesie, Einaudi 1974. Trad. di Giorgio Agamben)

Opera d'arte abbinata: Gebirgige Flusslandschaft am Morgen und bei Nacht di Caspar David Friedrich (1774-1840)



* * *


3. Da: Aria e Angeli di John Donne (1572-1631)


Due o tre volte ti ho amata,
prima di conoscere la tua faccia o il tuo nome;
Così - in una voce, in una fiamma informe,
gli Angeli spesso ci toccano, per essere adorati.

Ancora quando arrivai dov'eri,
vidi un amabile glorioso nulla.
Ma poiché la mia anima, che ha per figlio l'amore,
prende membra di carne, altrimenti non può far nulla,
più sottile di com'è la madre non deve essere l'amore,
ma prendere a sua volta un corpo.

Per questo io invito l'amore a chiedere cosa e chi eri
e ora gli concedo di assumere il tuo corpo,
e di insediarsi nel tuo labbro, nel tuo occhio, sulla tua fronte...

(Trad. Ivano Landi)

Opera d'arte abbinata: Apollo e Dafne di Roberto Ferri (1978-)



* * *


4. Il cerchio della vita di Friedrich Hölderlin (1770-1843)


Anche tu hai voluto più grandezza -
l'amore tutti aggioga, e più possente
il dolore ci piega: eppure non invano
torna il nostro arco là da dove viene.
All'alto, al basso - nella sacra notte
dove in silenzio la Natura pensa ai giorni che divengono
e nel più obliquo Orco
non c'è una via diritta, non regna la giustizia?

Io l'ho vissuto. Come i maestri mortali
voi Celesti che tutto sostenete,
perché sapessi e prevedessi, mai
mi guidaste su un facile sentiero.

Che l'uomo tutto provi, è il vostro detto:
che un duro cibo faccia che ringrazi sempre, di tutto,
e intenda d'esser libero
di aprire, di forzare ciò che vuole.

(Da: Le liriche, Adelphi 1977. Trad. Enzo Mandruzzato)

Opera d'arte abbinata: Vento di Vincent Van Gogh (1853-1890)



* * *


5. Erlebnis di Hugo von Hofmannsthal (1874-1929)


Le nebbie grigio argento avvolgevano nel crepuscolo la valle,
come quando la falce di luna spunta dalle nuvole.
Ma non era notte. In quell'alito argenteo e grigio,
che si posava denso di profumi sulla scura valle
fluivano fluttuanti i miei pensieri,
pensieri di crepuscolo indistinto.
Con un senso di raccolta pace mi sentivo sprofondare
nell'ordito trasparente di quel mare
e abbandonavo, lasciavo dietro a me la vita.
Che fiori mirabili, laggiù, i calici
splendenti come cupe fiamme, la luce fulvoscarlatta,
come di topazio, che penetrava ardente l'intrico delle fiamme,
e divampava.
E ovunque si dilatava e si spargeva una profonda musica,
che stringeva il cuore. Io sapevo,
pur senza afferrarne un senso e senza comprender nulla,
sapevo una cosa sola, che quella era la morte.
Morte ch'era divenuta suono, musica di soave
e possente nostalgia,
suono che ardeva oscuro e melodioso,
voce della malinconia, la più struggente.
Eppure - cosa strana! -
dentro di me, muto, piangeva un rimpianto senza nome,
un nostalgico rimpianto per la vita,
il pianto di chi, al calare della sera,
passa su una grande nave dalle immense vele gialle,
sulle acque azzurrocupe, davanti alla città,
alla sua città natale. Vede le strade,
sente il mormorio delle fontane, il profumo dei glicini,
e vede se stesso, ancor bambino, là sulla riva,
con gli occhi infantili, pieni d'angoscia e vicini al pianto,
e vede, oltre la finestra aperta,
la sua stanza con la luce accesa, e vede -
ma la grande nave lo trascina via,
scivolando silenziosa sulle acque azzurrocupe,
con le sue immense, straniere, vele gialle.

(Trad. Claudio Magris)

Opera d'arte abbinata: Steppa di Archip Ivanovič Kuindži (1842-1910)



* * *


6. I Sonetti a Orfeo II, 29 di Rainer Maria Rilke (1975-1926)


Tacito amico delle molte lontananze, senti
come lo spazio accresci ad ogni tuo respiro.
Con le fosche campane nella cella oscillando
rintocca anche tu. Ciò che ti consuma

diverrà forza grazie a questo cibo.
Tu entra ed esci dalla metamorfosi.
Qual è la tua esperienza che più duole?
Se t'è amaro il bere, fatti vino.

In questa notte in cui tutto trabocca
sii magica virtù all'incrocio dei tuoi sensi,
dei loro strani incontri sii tu il senso.

E se il mondo ti avrà dimenticato,
dì alla terra immobile: Io scorro.
All'acqua rapida ripeti: Io sono.

(Da: Poesie 1907-1926, Einaudi 2000. Trad. Giacomo Cacciapaglia)

Opera d'arte abbinata: The Woman in White by Frederick Walker (1840-1875)



* * *


7. Genziane Bavaresi di David Herbert Lawrence (1885-1930)


Non tutti hanno in casa genziane
nel dolce Settembre, nella triste ricorrenza di San Michele.
Genziane bavaresi, alte e scure, ma scure
così da oscurare la luce del giorno come torce dell'azzurro fumoso della tenebra di Plutone,
scanalati fiori infernali eretti, dalla fiamma d'oscurità che si spiega azzurra
aprendosi a punte nella bianca corrente pesante del giorno.
Fiori-torcia dell'oscurità fumante d'azzurro, splendore azzurro scuro di Plutone,
lampade nere uscite dalle sale di Dite che fumate azzurro scuro
emettendo tenebre, tenebre azzurre sul giorno giallo pallido di Demetra.
Guidatemi dunque, fatemi strada.

Mi si dia una genziana, una torcia.
Possa io guidarmi con la forcuta torcia azzurra d'un fiore
giù per le sempre più scure scale, dove l'azzurro s'incupisce d'azzurro,
giù per la via che percorre Persefone, giusto ora, nei primi geli di Settembre,
verso il cieco regno in cui l'oscurità è sposata al buio:
Persefone stessa non vi è più che una voce e, quale sposa,
un'invisibile tenebra avvinta nell'aggravata oscurità
delle braccia di Plutone che la rapisce ancora una volta
e la trafigge una volta di più con la sua passione dell'oscurità totale,
in mezzo allo splendore delle torce nero-azzurre raggianti buio senza fine sulle nozze.

Datemi un fiore su un alto stelo, e tre fiamme scure,
perché andrò alle nozze, e sarò ospite di nozze
agli sponsali della tenebra vivente.

(Da: Tutte le poesie, Mondadori 1959. Trad. Piero Nardi - con mie modifiche)

Opera d'arte abbinata: Gather Ye Rosebud While Ye May di John William Waterhouse (1849-1917)



* * *


L'immagine in alto sotto il titolo è: Vittorio Reggianini, La lettura di poesie.

Viewing all articles
Browse latest Browse all 597