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The Studio Section One - Barry Smith /3

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Eccetto che nei fumetti e in altri veicoli del mito, l’idea del Tempo è notevolmente sottovaluta e fraintesa.
* * *
C'era una data di consegna per il primo capitolo di Red Nails, ma me ne ero completamente dimenticato. Quando il produttore capo della Marvel lamentò che avrei dovuto già aver consegnato le prime ventuno pagine tornai a gettarmi a capofitto nel lavoro e cercai di fare come se nulla fosse successo. Ma non riuscivo a concentrami, e, per la prima volta in sei anni di attività, fui sconfitto da una deadline. Consegnai il lavoro non terminato e le pagine 20 e 21 furono inchiostrate da qualcun altro.

Entrambe queste citazioni provengono dall'autobiografia di Barry Smith, Opus, ma mentre la prima è una considerazione di stupefacente bellezza e originalità, la seconda sembra descrivere l'equivalente di un blocco dello scrittore. Sembra, perché il suo dietro le quinte è in realtà qualcosa di molto più insolito e drammatico. Ma conviene, soprattutto qui, procedere un passo alla volta.

L'ammiratore dell'opera di Barry Windsor-Smith che si avvicinasse a Opus con l'intenzione di seguire il percorso artistico dell'artista ne uscirebbe forse non proprio a mani vuote ma quasi. Certo, avrebbe a disposizione il mare di riproduzioni di disegni e dipinti che ne tappezzano le pagine, ma il testo dell'autobiografia è riferito solo in minima parte, diciamo un 5%, a Smith disegnatore e pittore. Il resto è un ampio e dettagliato resoconto di esperienze psichiche e metafisiche di vario tipo, che vanno dalla precognizione al viaggio astrale, dalla psicometria alla visione extracorporea, il tutto inserito nella cornice  del percorso spirituale dell'autore. In particolare è il Tempo il grande tema del libro attorno a cui tutto ruota.
La luce sempre più chiarificatrice della consapevolezza mi permette di comprendere, per la prima volta, l’adagio: Il tempo è saggezza.
scrive Windsor-Smith nel primo capitolo del primo volume.


Devo confessare, a questo punto, che tra i succitati ammiratori che si erano avvicinati a Opus con l'intento di leggere la storia di Barry Windsor-Smith prima autore di fumetti, poi pittore e illustratore, e dopo ancora tutte e tre le cose insieme, c'ero anch'io. Scoprire, ad appena poche pagine dall'inizio, che mi sarei trovato a leggere tutt'altro, se da un lato mi ha spiazzato, dall'altro mi ha piacevolmente sorpreso.
Innanzitutto ho ammirato il coraggio, al limite dell'incoscienza, dell'autore. Windsor-Smith è del tutto consapevole di star parlando di cose che non saranno accolte allo stesso modo da tutti i suoi lettori: una parte , dice, desisterà già a metà dell'introduzione, mentre tra quelli che proseguiranno molti, forse la maggioranza, leggeranno tutto attraverso le lenti dell'incredulità:
Il lettore si farà di certo la propria opinione riguardo la sostanza di quel che segue, perché io non posso fare sforzi che possano dimostrare la validità delle mie esperienze. I fatti sono fatti, ma la realtà è una questione di scelte, e se l’incredulità in presenza dell’ignoto, di ciò che prima non si era mai realizzato, o di qualsiasi altra faccenda che possa sfidare la comprensione convenzionale dell’esistenza è la reazione del lettore, allora così sia. Ma lasciatemi dire questo: io sono un individuo che ha vissuto un ampio spettro di esperienze psichiche o di altro genere che trascendono la dimensione fisica.  E mentre ho un enorme rispetto per l’opera di Stephen Hawking nel campo della cosmologia e della fisica quantistica, la natura della sua disciplina è teorica, come lui per primo vi confermerebbe. Viceversa, gli eventi che sto per narrare sono esperienze di prima mano, senza dubbio non-ripetibili, proprio come le teorie di Hawking sono non-dimostrabili.

Io ho proseguito di buon grado la lettura, e ho anche cercato di farlo senza filtri. Certo, non essere di base uno scettico (ho un milione di buoni motivi per non esserlo) mi ha aiutato, senza contare che già in passato ho seguito un approccio analogo alla materia, con la serie di post su Vaughn Bodé - un articolo di dodici parti più una che considero tra i momenti più felici della mia, ormai più che biennale, esperienza di blogging.

Precisato questo, possiamo ora riprendere il filo della vicenda. Nel post precedente, prima di farmi prendere e trasportare dall’onda lunga di Red Nails, ho accennato ad alcuni dati biografici relativi al ritorno di Barry Smith negli States dall’Inghilterra, all’inizio del 1973. In particolare, Barry Smith aveva trovato al suo arrivo a New York ospitalità nella casa di un amico di nome Michael Doret, un grafico pubblicitario che divideva a sua volta lo studio con un illustratore di nome Charles White III.
E' tra le pareti dello studio pubblicitario che Barry Smith realizza le cinquantasette tavole di Red Nails e le quattro di Cimmeria, nel frattempo che trova anche il tempo di dare una mano a Charles White con il suo lavoro pubblicitario (che sebbene gli appaia quanto di più estraneo alla sua natura possa esserci, si rivelerà tuttavia in grado di fornirgli alcune prime indicazioni utili su come uscire dall'impasse) e di intrecciare una relazione sentimentale con l'assistente di studio, una ragazza di nome Carol.
Charles White è da parte sua sorpreso e ammirato dalla naturale abilità e velocità con cui il suo nuovo giovane collaboratore riesce a mettere su carta, a matita, tutto quel che vuole. Laddove White è costretto a proiettare diapositive dell'oggetto per poterne ricalcare il contorno sulla carta, Barry Smith procede a mano libera e senza incertezze. E si può dire che sia proprio questa particolare forma del talento a distinguere, più di ogni altra, l'autore di fumetti dall'illustratore o dal pittore.

In Opus, Barry Windsor-Smith attribuisce il culmine della crisi relativa a Red Nails a un'esperienza di forte intensità da lui vissuta nello stesso periodo, l'estate del 1973. Eccola qui riassunta a beneficio dei lettori:
All’inizio del mese di giugno del 1973, Barry Windsor-Smith visse due esperienze di precognizione della durata complessiva di due giorni. Le visioni precognitive originali avevano avuto luogo a Londra, nel corso di alcuni giorni di maggio del 1970.
Le due esperienze, vissute in anticipo a Londra, furono percepite all'epoca dall'autore come “sogni a occhi aperti”, e di conseguenza dimenticate. La prima aveva a che fare con una conversazione tra Charlie e Carol, che lui avrebbe incontrato per la prima volta tre anni dopo. La seconda riguardava un incidente all’incrocio tra la 26ma strada e Lexington Avenue, visto dalla finestra dello studio di Charlie.
Un terzo giorno, nel 1973, l’artista visse un’esperienza extracorporea di proporzioni impressionanti. All’interno di un contesto multidimensionale l’artista ventitreenne si confrontò con una successione di quelle che lui definì Le Infinite Onde del Tempo: onde di energia di una tenebra inimmaginabile e di proporzioni incommensurabili, che contenevano l’essenza di tutta la conoscenza e di ogni esperienza attraverso tutte le dimensioni infinite del tempo, che, sorgendo da una fonte sconosciuta, percorrono l’intero l’universo.
Windsor-Smith lottò per comprendere e venire a patti con quella che lui interpretò come una sfida; una prova del fuoco cosmica di grande importanza e significato. Ma alla fine non ebbe la tempra necessaria; le sue paure, le sue debolezze, la sua stessa umanità, minarono alla base una straordinaria avventura che avrebbe richiesto una fede nel trascendente che lui non possedeva.
Barry Windsor-Smith sottostette a questo bizzarro evento per una durata di circa sedici ore.
Ne uscì un essere umano trasformato.

Non è un caso che questa descrizione figuri qui in forma di citazione. A parlare così di sé, in terza persona, è lo stesso Barry Windsor-Smith che si cimenta, all'inizio di Opus II, in una sintesi del contenuto del primo volume dell'autobiografia.
Come si può immaginare, una simile svolta inattesa nel corso degli eventi non è senza conseguenze:
Ho sempre lavorato senza prendere in considerazione i fattori personali. Se c'era un blackout lavoravo a lume di candela. Se faceva freddo lavoravo con cappotto, cappello e guanti. Se c'era da far fronte alle date di consegna lavoravo ventiquattro ore al giorno. Posso essere davvero tosto quando mi ci metto.
Ma stavolta non era così semplice. All'improvviso nulla sembrava più essere come doveva essere. Ogni cosa e chiunque era stata come rimossa dal mio precedente senso della realtà ordinaria. Nessuno, ovviamente, era cambiato. La stranezza che percepivo era dentro di me. E non ero per nulla contento della piega presa dagli eventi.

- continua

* * *

L'immagine in alto sotto il titolo è: Barry Windor-Smith, Storyteller (1999, detail)

Le altre immagini sono tratte da The Chronicles of Conan #4 (Dark Horse Books, 2004)



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