Marco Lazzara, l'ottimo curatore del blog Arcani, sta portando avanti da alcune settimane un interessantissimo viaggio multimediale nelle emozioni, previsto in sei post nel seguente ordine: rabbia, tristezza, gioia, disgusto, ***, ***. Dopo una breve introduzione di carattere generale, Marco offre per ogni singola emozione un esempio di come è stata interpretata in quattro diversi ambiti della creatività umana, secondo un principio che la blogger Cristina de Il Manoscritto del Cavaliere ha definito "dei vasi comunicanti". Gli ambiti scelti da Marco sono quattro: pittura, letteratura, cinema e musica. Il blogger Miki Moz, nei suoi commenti, ha proposto di aggiungere una quinta voce: il fumetto. Io seguirò una via di mezzo: ossia manterrò le tre voci pittura, letteratura e musica, mentre alternerò, secondo convenienza, il cinema e il fumetto. In questo mio primo post (che si basa in parte sui commenti che ho a mia volta lasciato ai post di Marco) ha vinto il fumetto. Prevedo inoltre, per quel che mi riguarda, un ritmo di pubblicazione un po' più blando di quello seguito da Marco, ma comunque rispettoso dell'ordine di pubblicazione da lui indicato. Veniamo dunque, per cominciare, alla rabbia (il link è al relativo post del blog Arcani).
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1. La rabbia nella pittura
1a. Ritratto di Innocenzo X di Diego Velázquez, 1605
1b. Studio del ritratto di Innocenzo X di Velázquez di Francis Bacon, 1953
Ci troviamo davanti, qui, a due modi molto diversi di raffigurare questa emozione primaria, ognuno rappresentativo della propria epoca. La stessa rabbia che il soggetto dell'impietoso ritratto di Velazquez sembra far fatica a dominare, nella finta rilassatezza della sua posa, è messa a nudo nell'opera di Bacon. Attraverso la deformazione/scomposizione del corpo fisico, il controverso artista irlandese libera la sottostante struttura psichica e la fa deflagrare in un'esteriorizzazione violenta che arriva a occupare tutto lo spazio della tela. Dal rosso al nero, perché com'è noto la rabbia, una volta che non è più controllata e prende il sopravvento, "acceca".
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2. La rabbia nella letteratura
Cime Tempestose di Emily Brontë, 1847
Senza dubbio tra i più insoliti romanzi realisti dell'800, questo libro è in realtà un vero campionario di emozioni, ciascuna portata fin quasi alla soglia della caricatura. Il che significa che potrebbe andar bene per tutti o quasi i post compresi in questo viaggio multimediale. Ho tuttavia pensato subito al personaggio di Heathcliff, vero protagonista del romanzo, come a un degno rappresentante letterario della rabbia. Scuro di carnagione come uno zingaro, Heathcliff è un trovatello dalle origini misteriose che Earnshaw padre porta un giorno a Cime Tempestose, la vecchia e maestosa magione di famiglia. Gli Earnshaw hanno una figlia, Catherine, che con il tempo si innamora di Heathcliff, e un figlio, Hindley, che viceversa finisce per odiarlo profondamente e non si fa scrupolo, alla morte dei genitori, di relegarlo al ruolo di servo. Maturano così nell'ex trovatello un profondo astio e risentimento interiori. Quando poi l'amata Catherine sposa il figlio maschio dei Linton, famiglia di nobili proprietari terrieri, soli vicini degli Earnshaw, che abitano la dimora di Thrushcross Grange, nella valle sottostante, a Heathcliff non resta che abbandonare Cime Tempestose. Vi fa ritorno anni dopo, ricco e nell'apparenza trasformato in gentiluomo, ma in realtà in cuor suo ancora carico di odio e desideroso di compiere la sua vendetta...
Questo l'inizio della vicenda, sebbene il romanzo cominci in realtà dall'incontro tra un Heathcliff ormai divenuto proprietario sia di Cime Tempestose che di Thrushcoss Grange e il signor Lockwood, narratore in prima persona della storia raccontata nel libro. Lockwood è intenzionato a prendere in affitto Thrushcross Grange e si trova così a dover fare i conti, fin dalle prime battute del romanzo, con il caratteraccio di Heathcliff, che non manca di riflettersi, oltre che nell'abbondanza di punti esclamativi della pagina, sulla stessa natura di Cime Tempestose e degli altri suoi abitanti:
Questo l'inizio della vicenda, sebbene il romanzo cominci in realtà dall'incontro tra un Heathcliff ormai divenuto proprietario sia di Cime Tempestose che di Thrushcoss Grange e il signor Lockwood, narratore in prima persona della storia raccontata nel libro. Lockwood è intenzionato a prendere in affitto Thrushcross Grange e si trova così a dover fare i conti, fin dalle prime battute del romanzo, con il caratteraccio di Heathcliff, che non manca di riflettersi, oltre che nell'abbondanza di punti esclamativi della pagina, sulla stessa natura di Cime Tempestose e degli altri suoi abitanti:
- Il signor Heathcliff? - chiesi.
Un cenno del capo fu la sua risposta.
- Io sono il signor Lockwood, il nuovo inquilino. Ho voluto prendermi il piacere di venirla a visitare, non appena mi è stato possibile, per esprimerle la speranza di non averle cagionato alcuna noia con la mia ostinazione nel sollecitare il diritto di occupare Thrushcross Grange. Avevo sentito ieri di certe sue idee...
- Thrushcross Grange è mia, signore, - egli interruppe, - e non avrei permesso a nessuno di importunarmi se mi fosse stato possibile... S'accomodi!
Il «s'accomodi" fu proferito a denti stretti, e significava chiaramente "vada al diavolo!»; anche il cancello al quale si appoggiava non ebbe alcun movimento in accordo con l'invito; ed io penso che proprio tale circostanza mi spinse ad accettarlo: un uomo il quale si dimostrava ancor più orso di me decisamente mi interessava.
Quand'egli vide il pettorale del mio cavallo premere leggermente contro la barriera, allungò una mano per togliere il catenaccio; dopodiché mi precedette silenzioso su per il vialone selciato; quando entrammo nel cortile gridò:
- Joseph! Prendi il cavallo del signor Lockwood: e porta del vino.
«E' certo tutto qui, il servidorame del luogo», pensai udendo un tale ordine. «Nessuna meraviglia quindi che l'erba spunti tra le pietre e che vi siano solo le bestie per regolar le siepi!».
Joseph era un uomo anziano; no, vecchio; vecchissimo, fors'anche, sebbene in gamba.
- Che Iddio ci aiuti! - bofonchiò con aria seccatissima sbarazzandomi del cavallo: e mi guardava intanto con espressione così acida da farmi compassionevolmente pensare ch'egli avesse proprio bisogno dell'aiuto di Dio per digerire il suo pranzo, e che la sua pia esclamazione non si riferisse per nulla al mio arrivo inatteso.
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3. La rabbia nella musica
21st Century Schizoid Man - King Crimson, 1969
Siamo agli albori dell'era del Progressive Rock e questo è il solo pezzo "arrabbiato" di un album, In the Court of the Crimson King, che si compone altrimenti di brani sognanti e diversamente tristi, dal sapore spesso arcaico, che strizzano l'occhio da un lato alla musica sinfonica e dall'altro alla melodia tradizionale inglese.
Aggiungo, inoltre, che i due dipinti della storica copertina di In the Court of the Crimson King (fronte e interno) rimangono le uniche opere esistenti di Barry Godber (1946-1970), scomparso per un attacco di cuore l'anno successivo alla loro pubblicazione, e sono conservati attualmente dal chitarrista e membro fondatore del gruppo Robert Fripp.*
21st Century Schizoid Man - Testo
Cat's foot iron claw
Neuro-surgeons scream for more
At paranoia's poison door.
Twenty first century schizoid man.
Blood rack barbed wire
Polititians' funeral pyre
Innocents raped with napalm fire
Twenty first century schizoid man
Twenty first century
Twenty first century
Twenty first century
Twenty first century schizoid man
Death seed blind man's greed
Poets' starving children bleed
Nothing he's got he really needs
Twenty first century schizoid man.
Twenty first century
Twenty first century schizoid man
Twenty first century schizoid man
Welcome to the twenty first century
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4. La rabbia nel fumetto
Tarzan di Burne Hogarth, 1937-45, 1947-50
Ma la rabbia non è solo cieca o orientata verso la vendetta, anche se sarebbe forse più esatto parlare di impeto o furore, per descrivere la tensione che pervade, come un fiume in piena, le sfolgoranti pagine del Tarzan di Burne Hogarth (1911-1996), da lui realizzate per gli inserti domenicali a colori dei quotidiani statunitensi. Il personaggio, nelle sue mani, conserva ben poco della patina di civiltà di cui pure lo aveva rivestito il suo creatore, Edgar Rice Burroughs, nel suo lungo ciclo narrativo. Definito "il Michelangelo del fumetto", per la sua cura maniacale nella rappresentazione anatomica dei corpi umani e animali, Hogarth è famoso anche per i suoi manuali di anatomia per artisti, utilizzati nelle accademie e scuole d'arte di mezzo mondo.
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* «Peter [Sinfield] ha portato questo dipinto e il gruppo lo adorava. Recentemente ho recuperato la versione originale nella sede di EG perché è stato esposto alla luce, e avrebbe potuto subire danni, così l'ho preso. La faccia esterna è quella dell'uomo schizoide, e quella l'interna è del Re Cremisi. Se si nasconde il suo sorriso, gli occhi rivelano una tristezza incredibile. Cosa potremmo aggiungere? Esso riflette la musica.» (Robert Fripp, intervista a Rock & Folk) (Fonte: Wikipedia).